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Pubblicatio il 27 dicembre 2013 | di bitquotidiano

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Bitcoin come internet. Cambierà il mondo?

Il punto sulla moneta elettronica: una moda, un passatempo per nerd, o una svolta?

Tante sono le notizie e le curiosità di questi primi anni di Bitcoin. Eventi pionieristici come le pizze vendute per bitcoin nel 2010. O il viaggio “da costa a costa” negli Stati Uniti nel 2011 con solo bitcoin “in tasca. Fino alla coppia di sposini che li accetta per fare un documentario in cui vivono spendendo bitcoin. O ancora il satellite che lo sviluppatore Jeff Garzik vuol far arrivare nello spazio per dare un altro accesso alla rete Bitcoin.
Bitcoin oggi ricorda ciò che era Internet negli anni Ottanta: un piccolo e inospitale posto per tecnici informatici, nerd, studenti universitari. Ma computer e internet in pochi decenni hanno toccato ogni aspetto della vita: dagli uffici agli smartphone agli (imminenti) occhiali di Google.Un presidente ha vinto le elezioni, in America, con con tv e giornali ma comunicando su internet. Che è una risorsa per tutti: per contrastare le proteste spesso i regimi sono costretti a oscurare i sistemi per connettersi a internet.
Oggi non si spediscono più lettere come in passato – c’è l’email – ma vengono ancora spediti pacchi. Amazon eredita la vendita per corrispondenza tipica dell’America dell’Ottocento, che da poco aveva scoperto la ferrovia. Sul protocollo internet sono basati basati Ftp, Newsgroup, Bbs; ma è la facilità del World Wide Web inventato da Tim Berners-Lee a estendere la possibilità di muovere informazioni aperte a tutti, in tutto il mondo.

Oggi Bitcoin porta a compimento decenni di sviluppi e invenzioni in ambito crittografico, dai Cypherpunk a Pgp (Pretty Good Privacy). Le invenzioni più avanzate della crittografia hanno portato alla diffusione di tecnologie di utilizzo comune come la compressione di file. Da Zip e Rar alla musica in Mp3. E anche la trasmissione dei file si è evoluta, da Napster a Emule fino a Torrent. E Bitcoin? Può trasformare il mondo come ha fatto il Web? Ha provato a rispondere Richard Brown, Executive Architect for Banking and Financial Markets di Ibm. La moneta elettronica – dice Brown – cambierà il mondo, e sarà sempre più forte nel prossimo futuro, in particolare in nazioni dove l’accesso al sistema bancario è inesistente. Ma Bitcoin è semplicemente un protocollo. Molti degli apparati tecnologici che rendono Bitcoin funzionante in ogni aspetto del mondo reale ancora non esistono. “Possiamo già vedere dei bancomat Bitcoin, il che prova che una nuova tecnologia sta emergendo. Ma non abbiamo idea di dove essa possa portarci”.
Brown immagina un mondo in cui la friggitrice o la lavatrice hanno un’identità nella blockchain (l’archivio distribuito di tutte le transazioni Bitcoin, pubblicamente disponibile a tutti) in modo da poter vedere subito quanto ognuna consuma d’elettricità. Dare un contrassegno univoco a un contenuto – come i lettori di questo giornale sanno – era uno degli argomenti di cui parlarono Assange e Schmidt nel 2011; quando il fondatore di Wikileaks introdusse al Bitcoin il presidente di Google.
Mike Hearn nel 2012 ha descritto dei possibili sviluppi delle applicazioni Bitcoin. “Bitcoin – afferma – non permette solo il trasferimento di denaro da una persona all’altra, ma possiede un sofisticato sistema di transazioni a doppia firma che permettono la creazione di contratti elettronici complessi”. Così sono già allo studio sistemi di Crowdfunding decentralizzato: persino per validare il voto elettorale in maniera pubblica e senza contestazioni.
Come è già successo con Internet vedremo se hacker, pionieri, scienziati (Wikileaks, Eff, Cypherpunk) riusciranno a tenere libero Bitcoin da multinazionali e Nsa

Vi sarete chiesti più volte, in questi anni, come mai I Siciliani, che di solito si occupa di tutt’altre cose, abbia dato tanto spazio ad un argomento apparentemente avulso come Bitcoin. E come mai in Italia a parlare per primo di Bitcoin sia stato un piccolo giornale di militanza civile come il nostro e non qualche grande testata del mainstream. E’ che Bitcoin ha a che fare, e probabilmente avrà a che fare sempre più, con le nostre vite concrete, con la società in cui vivremo. Poco interessante per l’infotainment, e molto invece per un giornalismo serio, e perciò diverso.

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